Le danze latino-americane sono danze di coppia e fanno parte dello Stile Internazionale.
Il regolamento delle Danze Stile Internazionale prevede per la specialità cinque balli:
Le figure relative a questi balli differiscono da continente a continente e da nazione a nazione, perché diverse sono le tradizioni e le abitudini. Di conseguenza sono state introdotte specifiche codificazioni. Il momento unificante è rappresentato dall’adesione di quasi cento paesi – Italia compresa (FIDS) – alla WDSF (World Dance Sport Federation) che stabilisce regole e programmi validi per tutti.
Nel corso degli anni sono state introdotte molte figure che continuamente vengono rinnovate. Ciò è dovuto al fatto che, le danze latino americane, per la loro stessa natura si prestano più di altre discipline ad originali interpretazioni personali.
Il termine samba deriva da zampo, una denominazione che serviva ad identificare due categorie di brasiliani: quelli di discendenza nera ed i meticci del filone indios.
Molte danze nate in Brasile avevano un carattere rituale, in loro troviamo diversi ritmi legati alle liturgie di divinità appartenenti alle religioni dei vari popoli.
Il samba è certamente il ballo più famoso e il più caratteristico:, tanto è vero che è diventato ballo nazionale per eccellenza e ancor oggi prodotto di esportazione. Agli inizi si eseguiva in cerchio:. Ogni ballerino effettuava frenetici movimenti del corpo, in particolare dai fianchi in giù. Il ritmo velocissimo, scandito da cembali, tamburi, bonghi e sonagli, non consentiva l’esecuzione di figure coreografiche per cui i passi, ove esistenti, erano brevi, rapidi e ripetitivi.
Il samba delle origini era molto diverso da quello che oggi conosciamo. Sono state catalogate alcune tipologie:
Samba di Bahia: una forma di batuque primitivo, molto veloce, che rimase rimane presente per molti decenni nelle comunità di campagna non in contatto con la vita di città.
Samba carioca: è il ballo che i neri portavano a Rio de Janeiro in occasione del Carnevale. (il termine carioca deriva dal nome del fiume che scorre nei pressi di Rio). Da non confondere con il ballo chiamato semplicemente carioca che è passato alla storia per indicare una variante di rumba, portata in Brasile da Cuba, e sviluppatasi negli anni 1920 -1930. La danza identificata come samba carioca ha incamerato molti elementi coreografici, nel corso degli anni; e attraverso un’attenuazione del ritmo, si è imposta all’attenzione mondiale. Il samba che balliamo oggi è una sua diretta derivazione.
Guineo: danza femminile che si è sviluppata a S. Paolo sulla base musicale del samba veloce. Le donne ballano singolarmente o a gruppi, mentre gli uomini si dispongono attorno alla pista per ammirare lo spettacolo.
Tutti e tre i tipi di samba erano utilizzati, in diversi contesti territoriali, nelle celebrazioni delle feste.
Il primo grande successo musicale di samba risale al 1917: Ernesto Dos Santos lancia ì Pelo Telefoneî.
Negli anni venti vengono organizzate a Rio de Janeiro le prime Scuole che preparavano i carri per le sfilate del carnevale ed insegnavano coreografie di samba.
Intorno al 1920 il samba viene portato in Europa e presentato come ballo di coppia, sia con figure autonome ed originali, sia con figurazioni già esistenti nella maxise, opportunamente rielaborate. Non ha grande successo.
La teorizzazione di questo ballo risale al 1928 e la pubblicità al samba arriva grazie alla radio e al cinema intorno agli anni trenta., Il folclore brasiliano fa da esotico sfondo a famose trame d’amore.
La più grande ballerina e madrina, del samba resta Carmen Miranda che negli anni quaranta, al ritmo scatenato di questo ballo, conquista il mondo occidentale, sia sul set cinematografico che sul palcoscenico. Naturalmente, la diffusione di massa del samba ballato richiedeva una sua semplificazione. Cosa che avviene dopo la seconda guerra mondiale.
Il samba viene inserito nelle Danze da Competizione (disciplina danze latino americane) dopo aver acquisito una forma compiuta: da un lato, addolcendosi sul piano musicale fino a scendere alle attuali 50 – 52 battute al minuto,; dall’altro, attraverso la codificazione di figure compatibili, molte delle quali di notevole pregio artistico e coreografico.
Il grande maestro di danze latino-americane Walter Laird ha teorizzato e catalogato una cinquantina di figure di samba (Technique of Latin Dancing).
Oltre al samba di coppia, in Brasile si continuano ad insegnare anche le tecniche originali di questo ballo, collegate a ritmi più vivaci. Nelle numerose Scuole di Samba che hanno il riconoscimento ufficiale delle autorità, si pratica il samba ballato individualmente a ritmi vertiginosi e che attira curiosi ed appassionati da tutto il mondo.
Fra i ritmi afro-cubani il cha cha cha è quello che ha raggiunto il più alto livello di popolarità.
È opportuno precisare che l’adozione relativamente recente (1951) dell’espressione “cha cha cha” non significa che la data di nascita della danza sia la stessa della sua denominazione ufficiale: i movimenti di base, anche se non precisamente codificati, potevano già esistere prima che si arrivasse alla formalizzazione musicale di questo nuovo genere. Per la maggior parte degli studiosi, le origini delle movenze di cha cha cha sono collocabili a Cuba all’inizio del 1900, nel periodo in cui si sono sviluppati son, danzòn, rumba e mambo.
Sul significato dell’espressione cha cha cha ci sono diverse ipotesi.:
Alla voce cha cha cha viene attribuito un significato onomatopeico strettamente legato al ritmo della danza:
sta ad indicare il ritmo specifico del ballo. In pratica rappresenta il suono di uno strumento di accompagnamento (qualunque esso sia stato) che all’origine ne segnava la cadenza (base ritmica).
riproduce il suono ritmico delle scarpe sul pavimento nell’esecuzione del triplo passo. Questa ipotesi ci fa pensare ad una danza eseguita non all’aperto, su pavimenti sconnessi, ma in locali con pavimenti levigati. Lo chassè è una figura che richiede il pattinamento veloce dei piedi; pertanto vuole una superficie liscia e non, ad esempio, di terra battuta o coperta a prato.
CHA CHA è anche il nome di un sonaglio costruito col baccello di alcune piante. Nei balli di gruppo, nelle danze propiziatorie e nelle manifestazioni religiose con accompagnamento di musiche e canti, le guide che avevano compiti di coordinamento usavano tale sonaglio per scandire il tempo e per segnalare la fine delle pause: il sonaglio veniva agitato sul motivo/ritmo CHA CHA più pausa.
Molti studiosi considerano comunque questo ballo una derivazione del mambo, anzi una sua riproposizione in chiave moderata. Altri affermano che esso derivi direttamente dal danzòn, altro genere.
Enrique Jorrin è stato, in assoluto, il primo musicista a costruire l’impalcatura ritmica del cha cha cha, formalizzandolo musicalmente. Ma quando si trova di fronte al problema di cercare un nome, non riesce a far di meglio che chiamarlo èmambo – rumba’. Il motivo di questa sua scelta sta nel fatto che egli percepisce non tanto o non ancora un genere autonomo e del tutto originale, ma un miscuglio, sia pure riuscito, di ritmi e sonorità preesistenti nelle danze caraibiche e latino – americane. Jorrin era realmente convinto che la semplice amalgamazione di elementi di rumba e di elementi di mambo non portasse oltre quanto già visto negli ambiti separati di rumba e di mambo, appunto. In realtà, ciò avveniva solo perché mambo, rumba e danzòn erano danze e generi musicali già consolidati, mentre il cha cha cha non esisteva autonomamente.
Ma Enrique Jorrin bravissimo compositore crede fino in fondo di poter inventare un nuovo ritmo, usando ingredienti familiari e domestici. E lo fa alla perfezione: perché il cha cha cha, a partire da lui, è diventato uno dei più famosi generi musicali e dei più grandi balli di tutti i tempi.
Il cha cha cha si diffonde sia come musica che come ballo a partire dal 1950. Negli USA diventa quasi una moda nel 1953, grazie a orchestre importantissime come Orquesta America e grazie a grandi musicisti come Tito Puente, Xavier Cugat e Perez Prado. Si formano orchestre e gruppi specializzati con un alto numero di componenti, addirittura fino a quindici. La base ritmica lenta incoraggia anche la formazione di gruppi vocali: molte sono le canzoni scritte su musiche di cha cha cha.
Nel 1954 Enrique Jorrin porta in Messico questo nuovo genere musicale riscuotendo un successo enorme. Tantissime sono le richieste, dai locali, dalla radio, dalla televisione; al punto tale che per diversi anni lavora con la sua orchestra esclusivamente nel Messico. Nei primi anni ’50 il cha cha cha si diffonde in quasi tutta l’America Meridionale, mentre a Cuba esplode con la forza di una moda irresistibile.
In Europa questo ballo arriva nel 1954 e in Italia nel 1958, senza però ottenere immediatamente un grande successo. Gli osservatori dell’epoca registrano tiepide reazioni, sia da parte dei ballerini che da parte delle masse.
Negli anni sessanta, mentre in America e in Inghilterra è un ballo affermato con un vasto seguito di appassionati, in Italia rimane nell’ombra. All’improvviso, nel 1961, ha un inaspettato exploit grazie ad una soubrette all’epoca famosa, Abbe Lane (compagna di Xavier Cugat), che, attraverso il piccolo schermo, fa innamorare gli italiani: delle sue curve e contemporaneamente del cha cha cha. Da quel momento si stabilizza nelle abitudini e nelle preferenze del nostro popolo.
L’origine della rumba è collocabile agli inizi del 1900, o poco prima, a Cuba, dopo l’abolizione della schiavitù, avvenuta il 10 febbraio 1878, col Patto di Zanjòn, a seguito della “grande guerra” combattuta contro la Spagna.
Per gli studiosi di storia della danza, il termine rumba indica qualcosa di più che un semplice ballo: identifica un genere musicale e coreico comprensivo di un insieme di balli. Nella lingua spagnola il verbo rumbear definisce un particolare modo di ballare, basato sui movimenti seducenti dei fianchi e del bacino. Il “rumbear” è tipico di molti balli caraibici e latino americani, antichi e moderni.
La rumba nasce quindi a Cuba. Per la produzione dei ritmi si usava di tutto:
Maracas (zucche svuotate, con sassolini dentro)
Marimba (rumba box: strumento di percussione)
Claves (due bastoncini di legno percossi l’uno contro l’altro)
Cassoni vuoti che fungevano da tamburi
Quando mancava qualcuno di questi strumenti, la percussione era affidata a vari utensili e oggetti domestici quali bastoni, cucchiai, piatti di legno, ecc.
Nella rumba delle origini, alcuni movimenti dei cavalieri erano considerati pericolosi (ad esempio la prova dei coltelli); i movimenti della donna erano ritenuti troppo licenziosi dalla borghesia e dalle classi dominanti. Per questo motivo la rumba rimane confinata, per un po’ di tempo, nelle estreme periferie urbane e fra la povera gente.
Nella fase matura la rumba si perfeziona attraverso l’introduzione di strumenti musicali professionali e la cura dei testi, fino ad arrivare alla rumba che sentiamo oggi, melodiosa e ritmata al tempo stesso.
Sono due le differenti anime della rumba:
l’anima romantica, che ispira le delicate e sensuali figure coreiche femminili, su ritmi molto lenti (yambù).
l’anima aggressiva, che ispira su ritmi veloci: i giochi d’amore, dove agli “assalti” (corteggiamenti) dei maschi si contrappongono alle risposte ambigue delle donne, oscillanti tra la dichiarata volontà di difesa e la nascosta, o malcelata, intenzione provocatrice; le competizioni tra maschi, caratterizzate dalla volontà di possesso e di accaparramento delle femmine, secondo il codice ancestrale stabilito dalla natura.
Queste due anime della rumba hanno dato origine a due diversi filoni musicali:
lo stile rumba/beguine;
lo stile caraibico.
Tradotto alla lettera significa: passo doppio. Il nome originale era pas a dos = passo a due.
È una danza spagnola nata nei primi anni del 1900 nell’ambiente culturale e sociale delle arene. Le figure sono però una costruzione che è venuta cronologicamente dopo, rispetto alla musica. Inizialmente, si trattava di una particolare base musicale che accompagnava la sfilata delle quadriglie negli spettacoli di corrida. La musica era potente, molto ritmata e coinvolgente: il semplice passo di camminata diventava una marcia militare. Uno squillo di tromba annunciava l’inizio dell’esecuzione musicale.
Il ritmo del paso doble somiglia molto a quello della passacaglia (che da passacalle significa canzone di strada), una danza che già nel XVII secolo veniva usata durante le feste pubbliche e le grandi cerimonie politiche e militari. La differenza consiste nel fatto che il paso doble raggiunge un più alto livello artistico e produce una maggiore carica di vitalità e di brio. Per questo motivo, con l’affermazione del paso doble, la passacaglia sparì.
Per quanto riguarda il ballo, l’architettura di base potrebbe avere origini greche e/o siriane: la cultura e il folklore spagnoli hanno aggiunto sia la maestosità stilistico-formale che la caratterizzazione attinente all’atmosfera delle arene piene di focosi spettatori. Inoltre, al motivo musicale, fin dai primi anni, si aggiunse la base ritmica delle nacchere che in Spagna contraddistinguono ancor oggi le principali danze popolari.
Le figure costruite per questo ballo sono di grande spessore artistico, tutte ispirate alle azioni del torero nella lotta contro il toro. Non è facile ballare il paso doble se non si entra nello spirito giusto. La coppia deve essere motivata, deve esprimere energia, deve mantenere un rigore formale costante in tutti i movimenti. In questa danza sono coinvolte tutte le parti del corpo: le gambe, le mani, lo sguardo, il volto nel suo insieme. Il cavaliere deve dimostrare carattere e forza fisica notevoli. Deve tenere la dama con la stessa decisione adottata dal torero mentre gestisce la capa, il drappo rosso usato per provocare la carica del toro. Nel corso degli anni il paso doble ha assimilato anche diverse figure appartenenti al flamenco e ha elevato a figura-simbolo il sur place che impone di battere il tacco ad ogni chiusura di piedi.
Il paso doble come ballo fu esportato in tutta Europa. In Francia e in Inghilterra ebbe notevole successo. Molti studiosi si dedicarono alla sua codificazione. Il primo manuale con la standardizzazione dei passi è inglese e risale al 1938.
Nel 1954 è inserito nella disciplina danze latino americane.
Il jive, anche detto lindy hop, è uno dei balli che appartengono al genere JITTERBUG (jitters = nevrastenia), sviluppatosi in USA nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla vigilia della seconda.
Nella sua prima formulazione, che risale agli anni ’20, il jive viene ballato esclusivamente da danzatori neri. Successivamente è ripreso dai bianchi che vi aggiungono numerose figure e vi apportano modifiche tecniche che ne complicano e appesantiscono l’esecuzione.
Dopo la seconda guerra mondiale, con l’evoluzione del jazz verso il bebop, diventa la base del rock’n’roll. Il jive viene sottoposto ad una serie di revisioni e perfezionamenti stilistici che ne hanno fatto uno dei balli ancor oggi più prestigiosi a livello internazionale.
• Rapolano Terme | Teatro del Popolo
• Siena | Centro Civico La Meridiana
• Siena | Circolo A.R.C.I. di Fontebecci
Lun-Gio: dalle 14.00 alle 16.00
Mar: Dalle 18.00 alle 20.00
Ven: Dalle 16.00 alle 18.00
Tel: (+39) 333 5632513
Email: scuoladiballomg@gmail.com
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